Il Parco degli Scipioni, compreso tra la Via Appia, le Mura Aureliane e la Via Latina, nasconde nel suo sottosuolo uno tra i più suggestivi monumenti sepolcrali romani: il colombario di Pomponio Hylas. Scoperto nel 1831 da Pietro Campana, il monumento, con decorazioni, stucchi e pitture parietali in ottimo stato di conservazione, è databile alla prima metà del I secolo d.C. e fu utilizzato ininterrottamente per più di un secolo.
I maggiori colombari vanno dall'epoca augustea a quella tiberiana (31 a.C. - 37 d.C.). Erano delle tombe collettive, solitamente realizzate da cooperative di piccoli imprenditori oppure liberti (ossia schiavi affrancati, che avevano aperto attività commerciali di successo). I colombari consistevano in camere ipogee composte di numerose nicchie contenenti urne cinerarie, e al di sotto iscrizioni con i nomi dei defunti (incise oppure semplicemente dipinte). Essi venivano riutilizzati più volte, cosicché sotto l'impero di Claudio (41-54 d.C.) non se ne costruirono quasi più e a partire dal II secolo, col graduale passaggio dal rito funerario dell'incinerazione a quello dell'inumazione, iniziarono a comparire anche sarcofagi e cippi. La tecnica muraria era quasi sempre laterizia: le pareti venivano poi rivestite di lastre di marmo, colonnine o timpani oppure semplicemente con intonaci colorati decorati con stucchi policromi. Il colombario di Pomponio Hylas non fa eccezione, anche se la sua pianta e la sua estensione sono molto più articolate.
Alla tomba si accedeva scendendo una ripida scala, conservata ancora oggi. Sul muro di fronte alla scala c'è una nicchia con un'abside decorata con concrezioni calcaree che doveva contenere l'urna cineraria (recentemente riconosciuta nella cattedrale di Ravello). Sulla nicchia sono incisi i nomi degli ultimi proprietari del colombario: Cn(aei) Pomponi Hylae e Pomponiae Cn(aei) l((ibertae) Vitalinis. Sotto ai nomi, due grifoni affiancati con al centro una cetra. La lettera "v" sopra il nome femminile significa che la vedova era ancora viva quando fu composta l'iscrizione, che risale all'epoca dei Flavi (79-96 d.C.).
Tra le magnifiche decorazioni del colombario e le numerose epigrafi con formule rivolte agli Dèi Mani, potremo scorgere due personaggi dipinti sul timpano nella nicchia di fondo, Granius Nestor e Vinileia Hedone, probabilmente i primi proprietari del colombario.
E poi varie scene a sfondo mitologico ad accompagnare nell'ultimo viaggio le ceneri delle persone che furono deposte qui nel corso del tempo e a gettare una commuovente luce sul rapporto che gli antichi romani avevano con la morte. Così troviamo Dioniso e Orfeo, Achille educato dal centauro Chirone, il raro mito di Ocno e dell'asino che gli morde la fune, Ercole e il cane a tre teste Cerbero, e sulla volta del colombario un raffinato paesaggio agreste dipinto a stucco con geni funebri, amorini, uccelli e persino insetti.
Dettagli
1 ora
ambiente ipogeo
biglietto di ingresso non incluso
apertura straordinaria (avvisare alcuni giorni in anticipo, perché è necessario chiedere un'autorizzazione speciale)