In questa sezione potete trovare itinerari classici e insoliti, raggruppati per tematiche. Indossate scarpe comode perché sto per portarvi alla scoperta di luoghi, storie e leggende di Roma. Il viaggio è cominciato!
La Necropoli di Porto, situata sull’Isola Sacra tra il Tevere e la Fossa Traiana, è un importante sito archeologico che offre uno sguardo unico sulla vita e la morte nell’antica Roma. Sviluppatasi tra la fine del I e il IV secolo d.C., la necropoli comprende oltre 200 edifici funerari disposti lungo la via Flavia, che collegava Porto (Portus) con Ostia.
Questo vasto complesso funerario è notevole per la sua eccezionale conservazione e per le preziose informazioni che fornisce sulla società dell’epoca. Le tombe, principalmente appartenenti a un ceto medio di commercianti, liberti e piccoli imprenditori, presentano iscrizioni e rilievi che illustrano le professioni e la vita quotidiana dei defunti.
Le facciate delle tombe nella Necropoli di Porto sono spesso decorate con epigrafi in latino o greco, che forniscono dettagli preziosi sui defunti. Queste iscrizioni rivelano non solo i nomi dei proprietari, ma anche le dimensioni delle tombe, le volontà testamentarie e le regole per l’utilizzo del sepolcro. Tali informazioni sono fondamentali per comprendere la composizione sociale di Portus, caratterizzata principalmente da una classe media di mercanti, ex schiavi affrancati e piccoli imprenditori.
Accanto alle iscrizioni, si trovano spesso rappresentazioni in rilievo su mattoni che illustrano le professioni dei defunti. Queste scene di vita quotidiana mostrano, ad esempio, un’ostetrica al lavoro, un chirurgo durante un’operazione, un fabbro nella sua bottega o un commerciante di cereali. Queste raffigurazioni, esempi di un’arte popolare e spontanea, offrono uno spaccato vivido e autentico della vita quotidiana degli abitanti di Portus, permettendoci di immergerci nella realtà dell’epoca.
La Necropoli di Porto non ospitava solo le tombe dei ceti medi, ma anche quelle di uno strato sociale meno abbiente. Questi ultimi seppellivano i loro defunti negli spazi rimanenti tra le tombe più grandi, utilizzando metodi di sepoltura più modesti. Le tipologie di sepoltura per i meno abbienti includevano:
Tombe a cassone: strutture semplici in muratura
Tombe alla cappuccina: caratterizzate da una copertura di tegole disposte a doppio spiovente
Sepolture in casse di legno: una soluzione economica e pratica
Sepolture in anfore: utilizzando contenitori ceramici riadattati
Inumazioni nella nuda terra: la forma più semplice di sepoltura
Questa varietà di sepolture più umili si trovava dispersa tra le tombe monumentali, occupando gli spazi interstiziali della necropoli. Tale disposizione offre una instantanea sulla comunità dell’antica Portus e sulla sua stratificazione sociale.
L’Area archeologica apre al pubblico con il seguente orario:
dalle ore 10:30 alle ore 16:30 dal martedì alla domenica, con ultimo ingresso alle ore 16.00
Il sito è chiuso il lunedì, il 1° gennaio e il 25 dicembre
Il sito è raggiungibile percorrendo via dell’Aeroporto di Fiumicino sino a Via Cima Cristallo e poi Via Pal Piccolo, fino a via Monte Spinoncia 52.
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2 ore
area archeologica
biglietto di ingresso non incluso si consigliano scarpe comode, un cappello (d’estate) e un pranzo leggero al sacco
“Per tutta la sua lunghezza, per un chilometro e più da una parte e dall’altra la via Appia era un monumento unico da salvare religiosamente intatto, per la sua storia e per le sue leggende, per le sue rovine e per i suoi alberi, per la campagna e per il paesaggio, per la vista, la solitudine, il silenzio, la sua luce, le sue albe e i suoi tramonti… Andava salvata religiosamente perché da secoli gli uomini di talento di tutto il mondo l’avevano amata, descritta, dipinta, cantata, trasformata in realtà fantastica, in momento dello spirito, creando un’opera d’arte: la via Appia era intoccabile, come l’Acropoli di Atene…” (Antonio Cederna, da I Gangster dell’Appia, Il Mondo 8 settembre 1953).
Una passeggiata tra le imponenti rovine della Villa dei Quintili, immersi nel paesaggio della campagna romana che fu tanto cara ai viaggiatori del Gran Tour (XVIII secolo) e ispirò numerosi quadri e stampe.
La Villa dei Quintili era così grande che nei secoli scorsi si pensava che qui fosse esistita addirittura una città, alla quale si dava il nome di “Roma Vecchia”. Solo nel 1828, dopo il ritrovamento di fistule plumbee con scritto: “Quintilii Condianus et Maximus”, si capì che la Villa era stata la proprietà dei fratelli Quintilii, appartenenti ad una famiglia senatoria di antica tradizione e vissuti nella seconda metà del II sec. d.C. I Quintili furono consoli nel 151, sotto Antonino Pio, ed ebbero importanti incarichi in Grecia ed Asia sia sotto Antonino Pio che sotto Marco Aurelio. La loro ricchezza e fortuna suscitò l’avidità dell’imperatore Commodo, che nel 182 d.C. li accusò di aver congiurato contro di lui e li fece uccidere, confiscando così tutti i loro beni, compresa la Villa sull’Appia. Qui l’imperatore amò soggiornare a lungo e fece eseguire numerosi lavori di ampliamento, trasformando la la villa in una vera reggia di campagna.
Cammineremo tra i ruderi di questa magnifica villa suburbana, il cui accesso si trovava sulla Via Appia, la regina viarum. Iniziamo la visita attraversando il fosso dello Statuario, così chiamato per il ritrovamento di numerose statue di marmo che hanno abbellito i musei di tutto il mondo. In lontananza si può già ammirare l’immensa mole degli impianti termali privati della villa. Ci addentreremo poi negli ambienti di rappresentanza, decorati con magnifici mosaici e marmi multicolori, in ottimo stato di conservazione. Potremo vedere gli ingegnosi sistemi di riscaldamento degli ambienti termali, resti di giardini, cisterne, il settore privato, un ninfeo (trasformato nel Medioevo in fortezza) e persino un ippodromo. Ci affacceremo sulla Via Appia Antica e vedremo i leggendari tumuli degli Orazi e Curiazi, e più in lontananza il Casale della Tenuta di Santa Maria Nova. Da non perdere è l’Antiquarium, dove sono conservate alcune statue (particolarmente belle sono una grande statua di Zeus e una statua acefala di Niobe), rilievi, monete, frammenti di affreschi parietali e decorazioni architettoniche.
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1,5 ore
area archeologica
biglietto di ingresso non incluso
si consigliano scarpe comode, un cappello (d’estate)
Alla scoperta degli Etruschi: la necropoli della Banditaccia
Esploreremo un luogo affascinante, una delle più grandi necropoli del mondo antico, costruita più di 2500 anni fa dai facoltosi abitanti della potente città di Caere. Nella sua fase di massimo splendore questa città ospitava vasai greci che qui fabbricarono dei veri e propri capolavori, poteva contare due porti (Alsium, oggi Palo Laziale, e Pyrgi, vicino al Castello di Santa Severa, che ci ha restituito le “lamine”, una delle più lunghe iscrizioni etrusche giunte fino a noi). Anche gli artisti locali produssero delle opere di grandissimo valore, come il sarcofago degli sposi (oggi al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia) e i magnifici gioielli d’oro del corredo funebre della tomba Regolini-Galassi (al Museo Gregoriano Etrusco, Musei Vaticani).
Passeggiando fra tombe a tumulo di grandi dimensioni (ostentazione della ricchezza degli antichi signori di questa città) e le più recenti tombe a “dado”, sfateremo inoltre il cosiddetto mito del “mistero etrusco” e scopriremo molti particolari su questo popolo affascinante: le sue origini, i suoi usi e costumi, il ruolo della donna, la lingua, il commercio, l’arte, la guerra, la religione, l’arte divinatoria, oltre che, ovviamente, i rituali funebri.
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3 ore
area archeologica
biglietto di ingresso non incluso
patrimonio Unesco si consigliano scarpe comode, un cappello (d’estate) e un pranzo leggero al sacco
Andremo alla scoperta della spettacolare residenza che l’imperatore Adriano fece costruire vicino Tivoli, in un luogo immerso nella natura e circondato da boschi (dove poteva dedicarsi alla caccia, da lui tanto amata), ma comunque non troppo lontano dal caos della capitale dell’Impero (per giungere da Roma a qui si impiegavano circa 2 ore a cavallo).
Il “graeculus” Adriano, che passò la maggior parte della sua vita lontano dall’Italia, qui volle rievocare i luoghi che più avevano colpito la sua immaginazione, durante i suoi numerosi viaggi per le Province dell’Impero. Così troveremo, oltre alla residenza dell’imperatore, uno stadio, il Canopo, il Teatro Marittimo, numerose terme, con magnifiche decorazioni, una biblioteca, sale per ricevimenti che potevano contenere anche centinaia di ospiti, portici, palestre, ninfei, ambienti decorati con mosaici elegantissimi e marmi pregiatissimi, resti di celeberrime statue greche (qui dovevano essercene a centinaia) e persino un laghetto con un’isola artificiale.
E noi, mentre cammineremo immersi tra queste splendide rovine, proveremo a farci trasportare dall’immaginazione e dalle parole di Marguerite Yourcenar ai tempi del pensoso e irrequieto imperatore filosofo, che governò l’Impero Romano nel momento della sua massima espansione.
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3 ore
area archeologica
biglietto di ingresso non incluso
patrimonio Unesco si consigliano scarpe comode, un cappello (d’estate) e un pranzo leggero al sacco
Nel corso di questo itinerario, sfileranno davanti a noi testimonianze delle diversissime culture che duemila anni fa convivevano qui, fianco a fianco, in questa città portuale sorta alla foce del Tevere.
Dopo aver costeggiato la necropoli, dove i culti funerari dell’incinerazione e dell’inumazione si sono succeduti nel corso del tempo, entreremo in città attraverso Porta Romana, visiteremo le Terme di Nettuno e la Caserma dei Vigili, assisteremo ad uno spettacolo teatrale e poi, immaginando di sentire i mille diversi idiomi parlati dagli antichi frequentatori di questo luogo, passeggeremo nel piazzale delle Corporazioni alla scoperta di mosaici e commerci. Qui immagineremo le contrattazioni per l’acquisto di stoffe preziose, marmi africani, animali esotici per le venationes al Colosseo, legni, profumi e spezie rare. Sosteremo per rifocillarci in un’antica osteria, scopriremo i luoghi di culto frequentati dagli iniziati ai misteri del dio Mithra, antichi palazzi di edilizia popolare alti quattro piani, ma anche ricche domus aristocratiche decorate con splendidi marmi, fontane e mosaici. Scopriremo mulini, forni per il pane e fontane pubbliche, andremo in un antico mercato ad acquistare il pesce e giungeremo davanti ai templi del Foro. Qui, una volta presi gli auspici, sacrificheremo ad antiche divinità, come i marinai che un tempo giungevano qui da ogni angolo dell’Impero. Chiederemo ad Ercole fausti presagi per il viaggio che stiamo per intraprendere per mare e, una volta caricata la nostra nave di provviste acquistate in uno degli horrea di cui era fornita la città, passeremo il pomeriggio alle terme del Foro, in attesa di venti propizi alla nostra navigazione.
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4 ore
area archeologica
biglietto di ingresso non incluso
si consigliano scarpe comode, un cappello (d’estate) e un pranzo leggero al sacco. Su richiesta è anche possibile abbinare la visita guidata ad un’escursione fino ad Ostia Antica con un battello sul Tevere
Questa visita guidata ci porterà alla scoperta del Campidoglio, un tempo sede del più importante e maestoso tempio della romanità: il tempio di Giove Ottimo Massimo. La piazza, col suo disegno michelangiolesco con al centro la statua equestre di Marco Aurelio, il Palazzo dei Conservatori, la Pinacoteca, la Galleria Lapidaria, il Tabularium con la spettacolare vista sul sottostante Foro Romano e il Palazzo Nuovo ci sveleranno straordinarie opere d’arte, la cui raccolta iniziò nel 1471, quando papa Sisto IV donò al popolo romano un gruppo di statue bronzee conservate al Laterano.
Nel 1860 il terreno occupato dalla villa Montalto-Peretti Massimo, proprietà del duca Mario Massimo di Rignano, commissario generale delle ferrovie, fu scelto come luogo per creare la stazione Termini. Cominciarono così gli espropri, e ai Massimo non restavano nel 1873 che 8000 metri quadrati oltre il palazzo che, costruito da Camillo Pistrucci sull’area della demolita villa di Sisto V, nel 1886 era ultimato.
Il gesuita Massimiliano Massimo trasformò il palazzo in istituto scolastico: nel corso dei lavori vennero alla luce tratti di un’antica strada romana che univa il Quirinale con la porta del Viminale ed un cippo che ricordava la gens Lollia: forse il destino dell’edificio era già assegnato. Infatti il complesso edificio improntato ad una certa austerità, non immune da moduli neorinascimentali è stato acquistato dal ministero dei Beni Culturali ed è divenuto la sede centrale del Museo Nazionale Romano, articolato con gli altri siti già fruibili da tempo dell’aula Ottagona, ex planetario, dei locali delle Terme di Diocleziano e dello splendido Palazzo Altemps. Seguendo i criteri razionali della museologia moderna sono stati creati nuovi spazi espositivi nei quali un incredibili materiale archeologico è diviso per classi funzionali originarie, per complessi di provenienza, di scavo e di raccolta. La struttura moderna ospita “Niobe”, scultura di donna che cade all’indietro mostrando il volto e il seno mentre cerca di liberarsi delle frecce scagliatele da Artemide e Apollo. C’è l’ermafrodita addormentato, delicata figura femminile con gli attributi maschili, nata, così scrive Ovidio nelle “Metamorfosi” dall’unione di Hermes e Afrodite. E poi la “Fanciulla di Anzio”, il “Discobolo Lacellotti”…
Le numerose sale visitabili si articolano secondo 4 piani espositivi: nel seminterrato sono esposti i tesori di numismatica e gioielleria romana, al piano terreno si trova ubicata la sezione di arte antica con pezzi unici di scultura e ritrattistica romana nonché di sculture originali greche di fase tardo repubblicana-tardo imperiale, il primo piano dedicato ancora alle sculture, questa volta unicamente di età imperiale, con i pezzi esposti secondo una ricercatezza finalizzata alla chiarificazione dell’evoluzione stilistica legata alle diverse fasi cronologiche.
Ma, sicuramente, è nelle sale del secondo piano che il pubblico avrà la sensazione di rimanere senza fiato: dopo anni di restauro saranno visibili gli splendidi affreschi della villa di Livia a Prima Porta e dei sotterranei della villa della Farnesina: capolavori indubbiamente unici in grado di competere se non di superare la magnificenza delle pitture pompeiane.
Quanti conoscono i diversi allestimenti ideati nell’ultimo cinquantennio per il complesso degli affreschi dipinti negli ambienti della cosiddetta Villa romana della Farnesina in Trastevere, prima conservati al Museo delle Terme e, dalla fine del secolo scorso, al secondo piano del Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo alle Terme, rimarranno perplessi dal fatto che soltanto l’ultima sistemazione, aperta al pubblico il 30 giugno 2010 e realizzata grazie all’iniziativa di Rita Paris, sia riuscita in modo veramente convincente. Nel nuovo allestimento si attraversano i criptoportici, il triclinio e i cubiculi della Villa senza nessun impedimento. Le pareti dipinte non sono protette e nascoste con diaframmi di vetro e i meravigliosi rilievi in stucco si possono ammirare in opera direttamente sulle volte. Anche i resti dei mosaici pavimentali, prima esposti in una stanza a parte, sono stati ricomposti sui pavimenti dei diversi vani cui appartenevano, restituendo così al complesso un aspetto vicino a quello antico. Degna di lode è soprattutto la soluzione ideata per l’illuminazione, che varia a seconda delle ore del giorno.
Il complesso, unico, riveste grande importanza perché illustra il momento di transizione dal II stile al III stile pompeiano, avvenuto nel corso dell’ultimo terzo del I sec. a.C. Vitruvio, nella sua storia dell’architettura (VII, 5, 4), pubblicata intorno al 25 a.C., descrive e contemporaneamente critica il nuovo sistema decorativo che i pittori dei suoi tempi stavano sperimentando sulle pareti delle residenze romane, introducendo negli affreschi forme architettoniche prive di concretezza strutturale e figure fantasiose: “Questi soggetti figurativi, che erano desunti come copie a partire da elementi reali, ai nostri giorni meritano disapprovazione per colpa del diffondersi di una moda depravata. Sugli intonaci si dipingono infatti mostruosità piuttosto che immagini precise, conformi a oggetti definiti: al posto delle colonne, cioè, si dispongono calami; al posto dei frontoni motivi ornamentali con foglie arricciate e volute, e poi candelabri che reggono immagini di tempietti, con teneri fiori che spuntano sopra i frontoni come da radici in mezzo alle volute, con all’interno, senza una spiegazione razionale, figurine sedute. E ancora piccoli steli che recano figurine divise in due metà, una a testa umana, l’altra a testa animale. Ma queste figure non esistono, non possono esistere, non sono mai esistite. Come può infatti un calamo sostenere davvero un tetto o un candelabro gli ornamenti di un frontone o un piccolo stelo, così gracile e flessibile, reggere una figurina seduta? Eppure la gente vede queste finzioni e lungi dal criticarle ne trae diletto, senza riflettere se qualcuna di esse sia possibile nella realtà o no“.
A questa nuova tendenza decorativa, che prelude alle decorazioni di III stile, dà un impulso decisivo proprio la bottega di artisti attivi nella Villa della Farnesina, i cui affreschi, con i loro esili candelabri e altri soggetti descritti nell’opera vitruviana, costituiscono una delle prime manifestazioni di quella moda “depravata” stigmatizzata dall’autore. Secondo recenti studi, gli affreschi sarebbero addirittura databili intorno al 20 a.C., perché in un riquadro dell’ambulacro anulare interno della Villa è riprodotta una battaglia navale, che è stata interpretata come una rappresentazione della battaglia di Nauloco del 36 a.C., in cui Agrippa, ammiraglio della flotta di Cesare Ottaviano, che nel 27 a.C. sarà chiamato Augusto, aveva sconfitto Sesto Pompeo, figlio di Pompeo Magno. Dal momento che questo scontro si era svolto mezza generazione prima, qualora esso fosse rappresentato sulle pareti della Villa, una datazione anteriore degli affreschi sembrerebbe plausibile.
Riguardo ai proprietari, grande fortuna ha avuto l’ipotesi, prospettata da Hans Gustav Beyen, di riconoscere nella Villa la residenza suburbana costruita in occasione del matrimonio tra Giulia, unica figlia di Augusto, e il cugino Marco Claudio Marcello, celebrato nel 25 a.C. La decorazione, tuttavia, sarebbe stata ultimata solo più tardi, dopo la prematura morte di Marcello, quando Giulia sposò in seconde nozze Agrippa (21 a.C.). Questa interpretazione è stata accolta con favore per l’interesse scientifico suscitato dal collegamento tra un complesso architettonico eccezionale e personaggi storici ben conosciuti, appartenenti addirittura alla famiglia imperiale. In verità, la presenza nella zona transtiberina di diverse abitazioni suburbane che appartenevano, nella seconda metà del I sec. a.C., a personaggi di rango elevato, rende possibile ma del tutto ipotetica l’attribuzione della Villa a Giulia e ad Agrippa.
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2 ore
museo
biglietto di ingresso non incluso (biglietto unico valido 3 giorni per 4 siti: Palazzo Massimo, Palazzo Altemps, Crypta Balbi, Terme di Diocleziano)
Questa volta vi proporrò una visita ai Musei Vaticani, una delle raccolte d’arte tra le più grandi del mondo, dal momento che espongono l’enorme collezione di opere d’arte accumulata nei secoli dai Papi. Qualche numero per avere un’idea di cosa ci aspetta… ogni anno i Musei Vaticani vengono visitati da quasi 4 milioni e mezzo di visitatori. Si calcola che il percorso ideale per poter vedere tutto quello che è contenuto all’interno dei Musei è di 7 km: pertanto è praticamente impossibile vedere tutto in una sola visita. Il nostro viaggio quindi sarà una selezione che ci porterà ad ammirare alcune tra le più celebri opere d’arte ospitate all’interno dei Musei, più alcune opere meno note ma sorprendenti. Partiamo dal cortile della Pigna, per poi visitare il Gabinetto dell’Apoxyomenos e il Cortile Ottagono, col primo nucleo storico dei Musei, realizzato da papa Giulio II e ideale luogo di nascita del Rinascimento. Questo cortile ospita celeberrime opere di statuaria come l’Apollo e l’Hermes del Belvedere, la Venere Felice, il Laocoonte. Passeremo poi per la Sala delle Muse, col magnifico Torso del Belvedere, non prima però di aver ammirato uno splendido busto di Pericle. Una breve occhiata alla Sala degli Animali, soffermandoci in particolare su una bella scultura di Mithra che uccide il toro primigenio. Subito dopo entreremo nella sala Ottagona, realizzata ad imitazione della rotonda del Pantheon e contenente, tra le altre, una rarissima scultura di Ercole in bronzo, che una volta decorava il teatro di Pompeo. Entreremo nella Sala a Croce Greca, con i due magnifici sarcofagi in porfido, rispettivamente della madre e della figlia di Costantino, S. Elena e Costanza. Una rapida occhiata alla Galleria dei Candelabri, con le sue interessanti sculture di epoca ellenistica, per poi cambiare decisamente genere e periodo, prima nella Galleria degli Arazzi e poi nella Galleria delle Carte Geografiche. La Sala Sobieski e la Sala dell’Immacolata Concezione ci preannunciano che stiamo ormai per entrare in un luogo che custodisce capolavori assoluti: le Stanze di Raffaello. A conclusione di questo tour, entreremo nella Cappella Sistina, dove resteremo senza fiato nell’ammirare, naso all’insù, il soffitto e il Giudizio Universale di Michelangelo, ma anche altri capolavori quattrocenteschi. Se le forze residue ce lo consentiranno, infine, ci affacceremo all’interno della Basilica di San Pietro per ammirare ancora altri capolavori.
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3 ore
museo
biglietto di ingresso non incluso
prenotazione assolutamente consigliata per evitare la fila
Eretta per volere di Costantino là dove la tradizione collocava la tomba dell’apostolo presso il luogo del supplizio, fu rinnovata completamente nel XV secolo, dando inizio alla realizzazione della basilica più imponente del mondo, per la quale hanno lavorato artisti tra cui Michelangelo, Bernini, Bramante, Maderno e tanti altri.
Una volta entrati all’interno della basilica, resteremo letteralmente senza fiato nell’ammirare la sua magnificenza e i capolavori assoluti in essa custoditi. Solo per citarne alcuni: la Pietà di Michelangelo, la statua bronzea di San Pietro, il baldacchino di Bernini, la cattedra di San Pietro. La visita proseguirà alla scoperta delle tombe dei papi poste nelle sacre Grotte Vaticane dove numerosi sono i monumenti antichi: lapidi, resti di sculture, mosaici e affreschi.
Usciti dalla basilica, concluderemo il nostro tour in Piazza San Pietro, con l’obelisco di Caligola e il colonnato, altra invenzione del genio barocco di Gian Lorenzo Bernini.
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1,5 ore
basilica
noleggio auricolari obbligatorio. Necessario un abbigliamento adeguato (spalle e gambe coperte) in quanto si visiterà un luogo sacro
Come viveva un nobile a Roma all’inizio del ‘500? Com’era la vita mondana delle famiglie aristocratiche del Rinascimento, come si svolgevano i banchetti e chi erano gli invitati che solitamente frequentavano la villa suburbana di Agostino Chigi?
Uomo di cultura sopraffina, ricchissimo banchiere e talent scout, Agostino Chigi chiamò a lavorare alla costruzione e alla decorazione di questa bellissima villa affacciata sul Tevere il suo conterraneo Baldassarre Peruzzi, ma anche altri famosi artisti come Sebastiano del Piombo, Giovanni Antonio Bazzi (detto il Sodoma) e soprattutto Raffaello Sanzio.
Attraverso i meravigliosi affreschi della Loggia di Galatea (che raffigurano una mappa stellare), la Loggia di Amore e Psiche, la Sala del Fregio, il Salone delle Prospettive e infine la Sala delle Nozze di Alessandro Magno e Rossane, scopriremo particolari, aneddoti e curiosità sulla vita di Alessandro Chigi, che all’inizio del XVI secolo decise di acquistare un terreno a Via della Lungara a Trastevere per farvi costruire la sua villa suburbana a Roma.